Se la situazione non peggiora - editoriale
- Visconti Dimezzato
- 16 nov 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Ormai il “se la situazione non peggiora” continua a uscirci dalla bocca e entrarci nelle orecchie da svariati mesi, ma la situazione continua a peggiorare, anche se negli ultimissimi giorni l’incremento della curva epidemiologica è diminuito arrivando (forse) alla stabilità.
Il numero di contagi a giugno nel Lazio si teneva su una sola cifra, mentre ora siamo a quattro.

Studenti e sindacati a Roma il 7 novembre
C’è un’atmosfera di angoscia diffusa, se possibile quasi più che a marzo, quando il lockdown è arrivato a sorpresa e ci ha colti alla sprovvista. Ora vediamo svuotarsi le piazze e le strade alle sei di pomeriggio, la notte finisce prima del previsto. I contagi sono più del doppio, le conseguenze economiche, sociali e psicologiche delle restrizioni battono cassa e il paese intero ha preso coscienza degli errori del governo, che nella loro totalità non sono stati assolutamente inevitabili e accidentali. Come esempio per tutti ci basta il catastrofico, prevedibile quanto surreale fallimento del piano per il rientro a scuola. Che ve lo dico a fare, già il fatto di essere tutti a distanza è più che esplicativo.
Questo momento è più difficile da accettare. Le parole di Conte, alla conferenza stampa sul “Decreto ristori” del 28 ottobre, sono chiare, incontrovertibili: “le restrizioni del nuovo DPCM servono a scongiurare un lockdown generalizzato nazionale, che non ci possiamo permettere assolutamente” e, DPCM dopo DPCM, l’ombra della chiusura totale e generalizzata si allunga sempre più lugubramente sulla nostra povera e stremata penisola. In effetti però le conseguenze, psicologiche ed economiche di un lockdown breve ma efficace forse sarebbero meno pesanti delle restrizioni attualmente in vigore. Tuttavia è da dire che le pressioni a cui è soggetto il Governo sono le stesse di qualsiasi democrazia liberale d’Occidente: le scelte dell’esecutivo devono rispondere agli interessi della Confindustria, dell’Unione Europea e delle multinazionali (chi ne ha più ne metta) e paradossalmente la rabbia popolare, diffusa e crescente, è l’ultima delle preoccupazioni che tolgono il sonno al Presidente del Consiglio. Diversamente da quanto raccontano le grandi testate, i sindacati di base e le associazioni di commercianti auspicano appunto chiusure ad hoc per avere risultati tangibili nel breve termine nel contrastare l’impennata della curva epidemiologica rispetto al trascinarsi un paese al collasso sanitario ed economico per i prossimi lunghi mesi (queste erano le posizioni di una delle piazze più riuscite, tra le numerosissime e più o meno condivisibili manifestazioni delle ultime settimane, a Roma, a piazza Indipendenza il 31 ottobre).
Le sbavature nella gestione della situazione sono molto gravi anche per come sono state affrontate a livello istituzionale e dalla grande informazione, un esempio su tutti il fallimento di un tracciamento efficace di chi è stato in contatto con contagiati da parte delle ASL, problema vissuto concretamente da tutti (anche noi al Visconti ne abbiamo fatto esperienza) ma che non ha trovato nessuna soluzione nel breve termine e ha avuto uno scarsa copertura mediatica.
Rincarata la dose di depressione, ci dispiace dirvi che come è ovvio il discorso del Visconti Dimezzato in questo periodo verterà di nuovo soprattuto sul Covid. Ma proviamo a non dimenticarci che esisteva una vita anche prima.
Tra le cose che facevamo a scuola, ad esempio, c’erano le assemblee d’istituto, e questo, lo possiamo dire, è il primo anno da quando esistono che al Visconti per le elezioni dei rappresentanti non ci ritroviamo in Aula Magna. È scontato dire come sia stato brutto non riunirsi in uno dei momenti più importanti per dibattito interno al corpo studentesco, certo è che le modalità per farlo online ci sarebbero (i server di Zoom Pro reggono fino a 1000 partecipanti) speriamo che i rappresentanti eletti - ai quali tutta la redazione fa sentitissimi complimenti e profondi auguri di buon lavoro - riescano a muoversi in questo senso.
Infine noi della redazione come era ovvio siamo tornati online, vi romperemo le scatole anche a sto giro e anche a distanza.
Ismaele Calaciura Errante
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