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Lisa Montgomery, una vita spezzata

  • Immagine del redattore: Visconti Dimezzato
    Visconti Dimezzato
  • 31 mar 2021
  • Tempo di lettura: 3 min

Il 13 gennaio del 2021 il governo federale Usa ha messo fine alla vita della 52enne Lisa Montgomery, la prima donna dal 1953 ad essere giustiziata. Abusi e violenze sono stati lo scenario che per tutta la vita le si è posto davanti agli occhi. All’età di soli tre anni subì il primo abuso e la notte assisteva allo stupro della sorella più grande da parte del baby sitter. Ad 11 anni cominciò ad essere vittima di abusi sessuali da parte del patrigno, Jack Kleiner, il quale arrivò persino a costruire una stanza nel mezzo dei boschi, accanto alla roulotte dove vivevano, cosicché non si sentissero le urla. Con il tempo il patrigno cominciò ad invitare gli amici per stupri di gruppo, che duravano ore e che terminavano con i violentatori che urinavano sopra la vittima. La madre, il cui alcolismo ha causato la nascita di Lisa con danni cerebrali permanenti, non solo era pienamente cosciente delle violenze che i suoi figli subivano, ma ne era promotrice. Li picchiava, li puniva mettendoli in docce fredde o frustandoli con cinture, corde o appendiabiti; arrivò persino ad uccidere il cane di famiglia davanti a loro colpendolo ripetutamente alla testa con una pala. Iniziò poi a far prostituire Lisa quando era ancora adolescente con l’idraulico o l’elettricista come paga per eventuali servizi. Lisa trovò rifugio nell’alcool e tentò lafuga sposandosi per ben due volte, ma ritrovandosi dinanzi a nuove fonti di abusi e violenze. Venne fatta sterilizzare contro la sua volontà dopo aver partorito 4 figli. In molti, come il dottore che un giorno la visitò, il cugino (ufficiale delle forze dell’ordine) o la scuola stessa, si resero conto delle violenze che subiva, ma finsero di non vedere, abbandonandola. Disturbo bipolare, post traumatico da stress, ansia, depressione, psicosi, sbalzi d’umore, dissociazione e perdita di memoria sono solo alcuni dei disturbi di cui Lisa soffriva a causa dei traumi vissuti, che la porteranno nel dicembre del 2004 a togliere la vita alla 23enne Bobbie Jo Stinnet, giovane donna incinta di otto mesi alla quale asporta il bambino dal grembo tentando poi di farlo passare per suo figlio. “Lisa non è la peggiore delle peggiori. È la più spezzata di tutte le persone spezzate” queste sono le parole di Sandra Babcock, consulente del team legale di Lisa. Come è possibile che gli Stati Uniti possano giustiziare una donna segnata da una vita di torture sessuali e prostituzione minorile liquidando questo dato di fatto come “la scusa dell’abuso” e rendendo “le apparenti scarse capacità genitoriali” una delle ragioni per ucciderla? Come è possibile che uno Stato che abbandona e ignora questi casi, sia lo stesso che sopprime le vittime di tali atrocità? Lisa è stata giustiziata per un crimine efferato che ha commesso, ma Lisa era vittima di crimini efferati nell’indifferenza dello Stato e delle istituzioni che avrebbero dovuto proteggerla. Chi paga allora per i crimini che le sono stati inflitti? Partendo dal presupposto che siamo tutti contro la pena di morte, la mia domanda è: dov’era lo Stato quando Lisa veniva abusata dal patrigno? Dov’era lo Stato quando Lisa veniva prostituita dalla madre? Dov’era lo Stato quando Lisa veniva fatta sterilizzare contro la sua volontà? Dov’era lo Stato quando Lisa era persa in una vita di traumi e violenze? Se lo Stato fosse stato presente nella vita di Lisa, la 23 enne Bobbie Jo Stinnet sarebbe ancora viva.

di Diotima Nardi Pinhero

 
 
 

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