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MOBY PRINCE: STORIA DI UNA TRAGEDIA

  • Immagine del redattore: Visconti Dimezzato
    Visconti Dimezzato
  • 30 apr 2020
  • Tempo di lettura: 5 min

10 aprile 1991. E’ notte. Un improvviso enorme bagliore illumina il cielo di Livorno. Un traghetto si scaglia a tutta velocità contro una petroliera, la Agip Abruzzo.

C’è una fitta nebbia… o forse no.

Il comandante e tutto l’equipaggio stanno guardando la semifinale della Coppa delle Coppe Barcelona -Juventus... o forse no.

Partono subito i soccorsi per salvare i civili intrappolati nella nave …o forse no…



Game over: è un immane disastro: 140 morti, un solo superstite.

Ecco a voi la tragedia della Moby Prince. ‘Moby’ , sì, avete capito bene quel traghetto che d’estate ci porta al mare, trasformato in un inferno di fuoco e fiamme.

Una catastrofe. La più grande strage della Marina Civile Italiana, dimenticata, sepolta. Quanti di noi ne hanno solo sentito parlare? Dopo tutto questo tempo la vicenda Moby Prince rimane un mistero avvolto da un mantello di incoerenze e contraddizioni, cucito da trent’anni di falsi processi.

Troppe sono le cose che non tornano, troppi i pezzi mancanti.

Comincia ora a venire a galla la verità?

A questo proposito ho voluto intervistare per il nostro giornale “Il Visconti Dimezzato” , il giornalista della RAI Federico Zatti, autore di “Olio Crudo”, un libro che uscirà a breve e che affronta i fatti legati alla strage della Moby Prince, alla ricerca della “cruda” verità.


Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?

Sono capitato un po’ per caso sulle vicende della Moby Prince. Da bambino vivevo a Pisa e per la sua vicinanza con Livorno mi arrivò con grande clamore la notizia della strage. In seguito, lavorando per un programma televisivo, mi sono trovato a indagare su casi irrisolti e ho avuto l’occasione di raccogliere materiale, incontrare i familiari delle vittime, intervistare consulenti scientifici incaricati del caso. Ho cominciato a capire che pur essendo stato prodotto tantissimo materiale, c’era tanto ancora da indagare. Tutta la fase processuale era finita in un nulla di fatto.




Perché haI scelto questo titolo?

Olio Crudo, che non è il titolo definitivo ma è quello che propongo all’editore, è il termine tecnico con cui si chiama il petrolio, il greggio. Infatti il libro è incentrato sul petrolio, su cosa trasportasse la petroliera e sul ruolo che il petrolio aveva in Italia in quegli anni.


Dopo 30 anni di falsi processi possiamo oggi cominciare a sperare di fare chiarezza su quel tragico 10 aprile 1991? perché solo ora? cos’è cambiato?

I processi sono stati 2, uno di primo e uno di secondo grado, conclusi tutti e due in nulla. È uno di quei drammatici casi in cui la giustizia italiana non ha individuato i colpevoli. Incredibilmente nel 2017 è stato istituita una commissione d’indagine parlamentare, con gli stessi poteri della magistratura, affinché esaminasse il caso Moby Prince. Questa commissione ha fatto crollare tutte le verità acquisite durante questi lunghi anni di indagini. Infatti, nonostante fosse priva di colpevoli, la vicenda della Moby Prince era chiara: un traghetto uscendo dal porto di Livorno si scontra con un enorme petroliera all’ancora appena fuori dal porto. Sono evidenti però le incongruenze di questa storia: come ha fatto il traghetto a centrare a tutta velocità la petroliera, che non è un peschereccio ma è grande come 2/3 campi da calcio messi insieme? a questa domanda le indagini hanno risposto attribuendo la colpa ad un errore di valutazione del comandante che sarebbe stato distratto, insieme al resto dell’equipaggio, dalla semifinale di coppa delle coppe e ad una fitta nebbia che avrebbe reso invisibile la petroliera. La commissione d’indagine ha fatto crollare l’ipotesi della nebbia, perché incongruente con le testimonianze e con i dati meteorologici e l’ipotesi di imperizia del comandante, essendo lui uno dei più stimati capitani del mediterraneo e oltretutto non interessato al calcio. Inoltre la commissione ha individuato una negligenza dei soccorsi sottolineando che molte delle vittime morirono dopo lo scontro.




Dal tuo libro ci possiamo aspettare una ricostruzione di tutti questi indizi vaganti?

Nel mio libro rimetto insieme tutti gli elementi che compongono questa vicenda, evidenziando le numerose incongruenze. La commissione ha smontato le certezze acquisite in questi 30 anni, io cerco di ricostruire le vicende di quella sera. L’innovazione del mio racconto sta nel fatto che tento di ricostruire l’accaduto partendo da una di quelle piccole cose che però a volte riescono a ribaltare le vicende, ossia guardando dal punto di vista della petroliera e non del traghetto come sempre è stato fatto.



Pensi che lo scarso risultato di 30 anni di indagini sia dovuto all’incapacità delle istituzioni giudiziarie o alla presenza di fatti che non possono venire a galla?

Non mi azzardo a tirare delle conclusioni ma rimane evidente che quando una verità non viene a galla è per convenienza di tanti. Sicuramente il fatto che le indagini fossero state portate avanti dalla capitaneria di porto, che era lo stesso organo preposto ai soccorsi che arrivarono troppo in ritardo è un vizio d’origine. Chi era incaricato di indagare era lo stesso ad aver commesso il crimine. Nel corso del libro cerco di evidenziare le ragioni superiori per cui questa ricostruzione dei fatti tenuta insieme dalla nebbia e dall’imperizia del comandante era la ricostruzione più comoda.



Nella premessa del tuo libro hai riportato la definizione di “Ustica dei mari” associandola alla tragedia della Moby Prince. Pensi che sia valida come metafora?

E’ stata pensata così perché quella della Moby Prince è la più grande strage in mare che la marina civile italiana ricordi, esattamente come quella di Ustica lo è stata per i nostri cieli. La differenza però è che mentre Ustica è sempre stata concepita come una vicenda misteriosa , per quanto riguarda la Moby Prince la dinamica dell’incidente fu data sin dai primi minuti come scontata. In realtà, come spiegherò nel mio libro, le due vicende sono avvolte da un manto di mistero ancora non risolto. Però mentre a Ustica è coinvolto il panorama politico internazionale, la strage della Moby Prince è una questione solo italiana, almeno nella mia versione dei fatti.


Ti è stato difficile indagare su questa strage? Sei rimasto colpito da ciò che hai scoperto?

Sono rimasto colpito dal ricostruire una vicenda che, se fosse come l’ho interpretata io, va ben aldilà della singola vicenda dell’incidente. Racconta una stagione dell’Italia dominata dagli accordi di potere tra Stato, Mafia e l’Eni la cui parola chiave è petrolio.


Parlando con i miei amici ho capito che pochi di noi giovani conoscono le vicende legate alla strage della Moby Prince. Perchè?

Perché non è mai stato pensato come un fatto misterioso, era un incidente e come tutti gli incidenti viene ricordato attraverso il dolore e non come vicenda politica e giornalistica ancora da indagare. Non al pari quindi della strage di Piazza Fontana, o di Ustica è facilmente caduto nell’oblio.



Federico, ti ringrazio della interessantissima intervista, aspetto con ansia l’uscita del tuo libro e mi auguro che si arrivi al più presto a fare chiarezza su questi gravi fatti della nostra storia.

di Ruben Sala


 
 
 

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