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LA LIBERTÀ DELL'EGOISTA: divergenze tra libertà e individualità

  • Immagine del redattore: Visconti Dimezzato
    Visconti Dimezzato
  • 13 apr 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Capita a tutti noi di chiederci di quanta libertà godiamo effettivamente nella nostra vita e la risposta non è mai facile e soddisfacente. Tutti però guardiamo con ammirazione alla così tanto ambita libertà, tanto che nel XXI secolo è diventato inaccettabile pensare che qualcuno se ne voglia privare. Viviamo in un paese democratico e quindi siamo abituati ad un certo grado di libertà. Ma cosa significa veramente essere liberi? Se vogliamo essere liberi, vuol dire che vogliamo liberarci da qualcosa. Da cosa vogliamo dunque liberarci? Se diventassimo liberi in maniera assoluta, cioè liberi da tutto, non avremmo più nulla, in quanto la libertà è, per essenza, priva di contenuto. Essa non ha alcun valore per chi non sa servirsene e se io la uso, il modo di servirmene dipende da me e cioè dalla mia individualità. Comunque io non ho niente da dire contro la libertà. Piuttosto mi auguro qualcosa che sia di più della libertà: non dobbiamo soltanto essere liberi da ciò che non vogliamo ma dovremmo anche avere ciò che vogliamo. Non mi basta essere libero ma devo avere qualcosa di più: devo essere proprietario. In questo contesto la totale rinuncia non è altro che la libertà: libertà nei confronti di se stessi, del proprio arbitrio, delle proprie determinazioni. Sono i nostri impulsi verso la libertà, intesa come qualcosa di assoluto, un premio infinito ed eterno, che ci spogliano dell’individualità creando la rinuncia. Più libertà acquisto e più mi creo nuovi limiti e doveri. “Essendo stati liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia” (Romani; 6, 18). Per comprendere meglio questo ragionamento proviamo a portare quanto appena detto nella nostra quotidianità. Se io dico “mi sono liberato dal mal di testa” significa che ne sono esente, che non ho mal di testa, e se dico “sono libero da pregiudizi” significa che me ne sono sbarazzato. Ecco appare evidente come la liberà non sia altro che una rinuncia. Non fraintendetemi però! Non si deve perdere la libertà ma dobbiamo acquisire la libertà dell’individualità. Non possiamo quindi limitarci alla rinuncia/libertà ma dobbiamo essere proprietari del nostro io e quindi propriamente egoisti. Prendiamo come esempio uno schiavo. Egli magari può essere interiormente libero ma non è libero dal capriccio, tutt’altro che astratto, del padrone. Difatti <<la libertà non esiste che nel regno dei cieli!>> questa è nel regno dei sogni! Come si può aspirare a un ideale così irreale e ineffabile? L’individualità, cioè la mia proprietà, è al contrario tutta la mia essenza e la mia realtà. Lo stato di libertà non posso veramente volerlo, visto che non posso realizzarlo ma tutto quello che posso fare è desiderarlo e sognarlo. Perché questo non è altro che un ideale. Viceversa l’individualista o meglio l’egoista, termine che è diventato dispregiativo ma che in questo contesto calza perfettamente, è chi riesce ad affermare il proprio “Io” “liberandolo” da tutto ciò che non è “Io”. Ora bisogna riflettere, vogliamo predicare il sogno della “libertà” o la realtà dell’ “egoismo/individualismo”? La libertà suscita la nostra collera contro tutto ciò che non è noi menre l’egoismo chiama a gioire di noi stessi. La libertà è e riamane un’aspirazione, una speranza del futuro e dell’al di là mentre l’individualità è una realtà che da se stessa distrugge ogni ostacolo alla vera libertà, liberandoci da tutto ciò che non ci appartiene. Non cerchiate nell’abnegazione una libertà che vi spogli dalla vostra essenza ma cercate voi stessi, diventate egoisti e che ciascuno di voi divenga un io onnipossente; in altre parole: rifate la coscienza con voi stessi, imparate a conoscere ciò che siete realmente e abbandonate le vostre ipocrite aspirazioni, la vostra mania insensata di essere altra cosa di quello che veramente siete” (L’Unico – Max Stirner)

di Giovanni Moroni

 
 
 

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